Femminismo mio caro… di Pina Mandolfo
Immaginate una adolescente, poi giovane donna rispettosa dei doveri e delle regole canoniche della società patriarcale con poca vanità e molta giusta ambizione di cui non conosceva la via. Afflitta da un poco manifesto malessere di cui non sapeva darsi ragione. Ero questa quando l’incontro casuale e imprevisto con una donna fece suonare per me una campanella, la campanella della ricreazione. Era il femminismo. Quella donna diceva e faceva cose “mai sentite e mai viste”. Complice l’ammirazione per lei, il salto di gioia fu suggestivo e immediato: dallo svelamento di una intollerabile supremazia alla consapevolezza di un inganno mai riconosciuto: l’impianto potente della disparità costruita sul genere femminile mi ferirono fino a condurmi sul cammino della consapevolezza. Felice mi incamminai verso la singolarità del gesto, misi in discussione, con altre, codici atavici e saperi costituiti. Si insinuò in me un furore e fu desiderio e poi impegno di mettere al mondo un nuovo soggetto, un soggetto imprevisto: quello femminile. Da quegli anni ‘70 dell’incontro glorioso riscrivere il cinema, i canoni disciplinari, la scrittura, l’organizzazione di eventi è stato per me un bisogno irrefrenabile. Il bisogno di indagarsi, leggere le proprie storie, sentire la propria voce di donna. Ora sono tanti gli anni trascorsi da quando fui Socia fondatrice della Società italiana delle letterate nel 1995 ad oggi, 2023, con la pubblicazione del mio “Lo scandalo della felicità”. Di quella felicità conquistata come donna. Ma nel tempo di mezzo da allora ad oggi il lavoro è stato instancabile, appassionante e appassionato. Forse non ho colmato ancora, con le altre come me, l’abuso tra noi donne e il mondo con la condizione che ci è stata imposta. Perché nonostante la millantata libertà dobbiamo ancora lottare per prendere in mano noi stesse e conferire ordine e bellezza al mondo. Suonare però quella campanella per altre che, come noi, saranno attratte da quel suono è un imperativo a cui non possiamo sfuggire.
Questa è la mia storia.
Pina Mandolfo