UN 25 APRILE DI FESTA E DI CONSAPEVOLEZZA
Il 25 aprile si celebra il natale della nostra democrazia, ma quest’anno assume caratteristiche diverse: è il primo 25 aprile dell’Italia democratica che vede un governo di destra, con a capo del governo la prima donna della storia che ha assunto la carica di presedente del Consiglio dei Ministri e che è leader di un partito che ha la fiamma tricolore nel suo simbolo, quella fiamma che caratterizzava il MSI, partito dichiaratamente neofascista.
Questa giornata dunque deve essere non solo la celebrazione della festa della liberazione, ma la presa d’atto collettiva che noi del fascismo non ci siamo mai liberate, non ci siamo mai liberati.
Il fascismo non è infatti solo un crimine, come molti slogan citano, ma è un modo d’essere, di vivere, di concepire il mondo. Cresce e viene coltivato nell’opportunismo, nell’individualismo, nella violenza, nelle discriminazioni, tutte le discriminazioni, nella visione patriarcale della società grazie anche al genocidio culturale che è stato scientemente attuato a partire dalla “discesa in campo” del piduista Berlusconi, ma, soprattutto, grazie alla mancanza di una vera e propria elaborazione culturale e politica di ciò che fu il ventennio fascista per il nostro paese.
Finita la guerra, ha prevalso l’illusione che fosse sufficiente la ricostruzione, la rigenerazione soprattutto economica del paese per impedire al mostro di ripresentarsi. Invece, è stato mantenuto in essere ciò che dalla pancia degli italiani e delle italiane non è mai stato estirpato e che, come un cancro, ha prodotto metastasi diffuse.
Oggi dunque festeggiamo quella liberazione che 78 anni fa ha restituito dignità e libertà al paese, celebriamo le donne e gli uomini che hanno lottato per donarci quella libertà, ricordiamo tutte le donne che hanno scelto di esporsi, di rischiare, e molte hanno pagato con la vita, per la nostra democrazia, combattendo contro il nemico fascista ma anche contro i pregiudizi sessisti che non mancavano perfino nei compagni partigiani.
Festeggiamo e celebriamo sapendo però che oggi siamo chiamate a nuova resistenza, siamo chiamate a mettere in atto tutto ciò che è nelle nostre possibilità per contrastare l’avanzare subdolo di un neofascismo che si manifesta soprattutto attraverso azioni e posizioni politiche che appartengono palesemente al patriarcato.
Festeggiamo e celebriamo sottraendoci a quella retorica dell’antifascismo che ha fatto di questa giornata un rito quasi religioso, un rito da nostalgici e nostalgiche che si ritrovano ma che non si è tradotto negli anni in concrete azioni e proposte capaci di contrastare ciò che oggi viviamo e che mette a rischio l’assetto democratico del paese.
Il nostro 25 aprile sia una giornata di memoria e di consapevolezza, di impegno alla resistenza e alla lotta politica per promuovere quella svolta culturale necessaria a rendere la nostra società più equa, a contrastare le disuguaglianze, a promuovere e sostenere la democrazia attraverso la difesa della Costituzione