Abolire l’aborto sicuro non abolisce l’aborto – difendiamo il diritto all’IVG
La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha abolito la sentenza Roe vs Wade del 1973, una sentenza storica è ciò è stato reso possibile da sei togati contro tre, che evidentemente sono ben allineati alla politica conservatrice promossa da Trump e dai suoi seguaci. Quindi, sei persone hanno deciso che più di 150 milioni di donne non potranno avere garantito il diritto all’aborto sicuro.
“La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto“, si legge nella sentenza.
Saranno dunque i singoli stati a prendere decisioni in materia e già pare che sarebbero 26 gli stati pronti a rivedere in senso più restrittivo la normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza. Da oggi, di nuovo, i corpi delle donne statunitensi appartengono a chiunque tranne che a loro stesse. Il governatore del Texas ha subito proclamato il 24 giugno giornata dei bambini non nati
Gli Stati Uniti riportano l’emancipazione femminile indietro di 50 anni e rischiano di fare da apripista a quelle organizzazioni politiche, a quei movimenti, che anche in Europa e in Italia, nel pesante riaffermarsi della misoginia patriarcale, si stanno muovendo da tempo per ottenere risultati analoghi.
Milioni di donne, nelle piazze di molti paesi, hanno lottato e continuano a lottare per il diritto di disporre del proprio corpo secondo la loro volontà e di farlo in condizioni di sicurezza perché negare l’aborto non aiuta la vita.
Le donne hanno sempre abortito, sin dai tempi più antichi a partire da millenni prima della nascita di Cristo nell’antica Cina, nell’antico Egitto fino ai tempi dei Greci e dei Romani, e da lì fino ai nostri giorni, come risulta da molteplici fonti storiche e dove l’aborto non è legale, per abortire si ricorre a mezzi di (s)fortuna come ferri da calza o a erbe che inducono l’espulsione del feto.
Nel mondo il numero di donne che muoiono per aborti eseguiti in condizioni non sicure si aggira, in media, tra 45000 e 50000 decessi annui. Negare la possibilità di abortire legalmente e in sicurezza nei paesi in cui sono presenti leggi che lo consentono, non lottare perché in ogni luogo del mondo l’aborto sia legale, ha come conseguenza l’incremento ulteriore di questi numeri. Una legge che garantisce l’interruzione di gracidanza è, dunque, una legge che tutela la vita delle donne, riconoscendo il diritto di ogni donna a scegliere di abortire o non abortire. E ricordiamo che a pagare il prezzo più alto sono sempre state le donne meno abbienti. Anche in Italia, prima della storica legge 194 del 1978, le donne appartenenti a famiglie benestanti riuscivano ad avere l’interruzione di gravidanza volontaria ricorrendo ad interventi sicuri presso strutture private anche all’estero. Le altre si rivolgevano alle mammane del posto.
Occorre anche far presente che, da quando è stata approvata la legge, si osserva nel nostro paese un costante calo del ricorso all’aborto (i dati pià recenti parlano di un tasso di diminuzione intorno al 7,5%), a conferma del fatto che la sua approvazione non ha comportato un’incoraggiamento ad abortire.
Dopo quanto accaduto negli Stati Uniti, diventa indispensabile mobilitarsi a difesa del diritto all’aborto volontario legale e sicuro, costruendo una barriera all’avanzare di chi vuole ancora oggi agire contro l’autodeterminazione delle donne.