Addirittura una donna  Esserci per cambiare

L’elezione del Presidente della Repubblica ha fatto registrare un
insieme di dichiarazioni “a vuoto”.
Con questo termine voglio dire che i leader politici parlando con la
stampa riferivano di accordi e decisioni assunte e quindi con una
possibilità effettiva di realizzazione, verificatesi poi
assolutamente infondate.
La più infondata delle presunte intese è quella relativa alla
individuazione di un profilo femminile per il Quirinale.
I termini usati sono stati altamente inadeguati e sessisti.
Salvini, il 28 gennaio, afferma che proporranno “una donna, in
gamba, e non una donna in quanto donna, ma una donna in gamba.”
Conte gli fa eco e afferma che stanno concordando l’elezione
“addirittura di una donna”, come elemento d’innovazione.
Conte usa l’avverbio “addirittura”, per dire che il prossimo
Presidente potrebbe essere perfino una donna, cosa mai vista in
questo Paese!
Gli stessi leader, riferendosi ai candidati maschi, si esprimono
diversamente, affermando che valutano personalità di “alto profilo”.
Insomma la solita strumentalizzazione della “donna” e poi le cose
sono andate diversamente, con la riconferma di Mattarella, che è un
ottimo Presidente e dato lo stato confusionale in cui versano i
leader politici e la crisi permanente dei partiti, soprattutto di
quelli più “pesanti” sotto il profilo della consistenza dei gruppi
parlamentari, è decisamente un bene la rielezione del Presidente.
Nella settimana quirinalizia, si sono susseguiti incontri
inconcludenti, le forze politiche arrivano impreparate
all’appuntamento elettorale, eppure la scadenza del mandato
presidenziale era chiara, si sa che ogni 7 anni va rinnovata la
carica del Capo dello Stato e la mancanza di serietà e di
responsabilità della classe politica è ora del tutto lampante.
Era certamente sperabile che i partiti fossero così avveduti da
confrontarsi per tempo, nei mesi antecedenti la scadenza naturale
del mandato presidenziale. Così non è stato, perché i partiti non
hanno pensato alla governabilità del nostro Paese, agli impegni
nazionali ed internazionali che la Pandemia e il PNRR impongono, non
hanno valutato seriamente come il Presidente della Repubblica deve
garantire la stabilità e la coerenza dell’azione di governo.
Invece l’attività politica é stata finalizzata, anche in questa
occasione, a stabilire i rapporti di forza tra i partiti e a
rivolgersi al proprio elettorato.
Al fine è andata bene, ma perché la base parlamentare si è imposta
sui leader, che poi hanno cercato di accreditarsi il merito, non
riconosciuto però da nessuno, questo è bene che lo sappiano e se
leggono anche la stampa internazionale non possono che prenderne atto.

Morale: partiti sconfitti, donne strumentalizzate e leader deboli e
barcollanti, con particolare riferimento a Salvini, una trottola
impazzita e a Conte che pare mediocre e non all’altezza del ruolo.
Letta non ha partecipo al risiko del lancio di nomi a casaccio,
mirava a Draghi e si fidava di Conte, Renzi, al solito, il più
brillante e il più capace di leggere le situazioni, intoccabile la
Meloni che il ruolo di oppositrice lo ha svolto al meglio,
isolandosi però ancor di più a destra e abbandonando così il sogno
di divenire il prossimo Premier.

Una riflessione sulla candidatura della Presidente del Senato,
M.Elisabetta Casellati.
Pare che sia stata una sorta di autocandidatura, non sostenuta
nemmeno dalla coalizione a cui appartiene.
Cosa avrebbe significato, per le donne, la sua elezione? Avrebbe la
Casellati fatto la differenza, avrebbe rafforzato il ruolo delle
donne? La sua storia politica si è mai caratterizzata per un impegno
a favore dell’empowerment femminile?
Quello che voglio affermare è che a noi donne serve che le donne
credano che la società ha bisogno del contributo paritario di donne
e uomini.
Donne, che nel momento storico in cui coprono ruoli apicali di
grande prestigio, perseguano l’obiettivo della parità sostanziale
dei generi.
C’è un dibattito in corso su come alla parità statistica della
rappresentanza debba corrispondere la rappresentanza sostanziale,
per cui le azioni delle persone che ricoprono cariche istituzionali
dovrebbero difendere gli interessi dei propri elettori e dunque
delle donne.
Nelle società in cui la presenza femminile è consistente e le donne
ricoprono ruoli strategici, gli obiettivi politici perseguiti sono
differenti da quelli dei colleghi uomini e hanno, rafforzato un
insieme di servizi utili alle famiglie ai bambini e in ultima
istanza hanno reso meno faticosa la vita delle donne.
Nel nostro Paese, dove la diseguaglianza di genere è vistosa, le
donne che ricoprono ruoli apicali dovrebbero sentire la
responsabilità storica di essere parte attiva del cambiamento, che è
urgente e necessario.

Autore

  • Margherita Cogo è una politica e insegnante italiana, presidente della regione Trentino-Alto Adige dal 1999 al 2002. In seguito ai suoi studi di filosofia all'Università di Padova, lavorò per molto tempo come insegnante. Nel 1985 entrò nel consiglio comunale di Tione come membro del PSI. Nel 1990 fu votata nuovamente e divenne nel 1993 sindaco, primo sindaco donna del suo paese, in seguito alla vittoria della coalizione del centro-sinistra. Nel 1995 fu rivotata per la poltrona di sindaco.