Asimmetrie professionali di una ginecologa in un mondo al maschile di Antonella Monastra
Da qualche tempo ho concluso la mia esperienza professionale e spesso mi chiedo se l’essere donna abbia influito sul mio percorso determinandolo. Ho sempre avuto difatti la sensazione, senza però possederne la piena consapevolezza, di non avere una sguardo neutro e nemmeno neutrale di fronte alle esperienze che via via incontravo. Da studentessa in medicina, vidi morire nell’astanteria del più grande Ospedale Siciliano una dodicenne stuprata dallo zio. Il fatto si dissolse nella disumana frenesia ospedaliera, ma ciò che mi turbò profondamente fu l’assenza di reazioni e di una riflessione da parte dei colleghi. Una volta laureata, da ginecologa in formazione, provai un fortissimo disagio nel dover praticare tecniche e procedure, che già percepivo come inutili, se non dannose e soprattutto violente. Eppure, forzandomi, mi adeguai per sentirmi accettata e parte di un “sistema”. Una volta specializzata, l’inquietudine che mi turbava si chiariva sempre più come conflitto tra il mio sguardo di donna e una Sanità governata da uomini. Mi sentivo in una perenne asimmetria con il contesto e l’assumere posizioni non neutrali mi ha portato lontano dal mondo ospedaliero. Scelsi i Consultori, allora uno spazio innovativo, meno strutturato e stimolante perché a confronto con altre sensibilità professionali, a diretto contatto con la “strada”. Siamo in Sicilia all’inizio degli anni ’80. Dapprima un Consultorio in provincia di Enna e in seguito uno in provincia di Palermo, entrambi aperti ex novo, e infine a Palermo in un quartiere “difficile” sono stati il mio bagaglio di esperienza; realtà differenti, necessità differenti, codici di comunicazione differenti. In un Consultorio della provincia siciliana il contesto te lo raccontano le ragazzine che vengono di nascosto entrando dal retro. In un Consultorio di quartiere il contesto di vita lo vedi tutti i giorni nella strada che ti porta al lavoro, attraversando degrado e precarietà esistenziale. Ho imparato che la prescrizione del contraccettivo da parte di una cognata o di un’amica era più efficace della mia, impartita con empatia ma in modo direttivo. E più in generale che l’assunzione di comportamenti adeguati per la salute da parte delle donne era frutto di un’interazione in cui anch’io, a mia volta, mettevo in discussione e adeguavo non solo il mio agire, non solo le mie competenze scientifiche, ma anche la mia visione del mondo e quindi anche la mia vita e ciò mi ha resa consapevole dell’importanza di uno sguardo sessuato e sessuale sulla realtà.
Antonella Monastra