Attacco grave alla scuola
Il DL n.36 del 30 aprile 2022, che comporta alcune importanti misure per il reclutamento, la formazione iniziale e in servizio e la progressione di carriera di docenti di scuola, è uno degli strumenti di attuazione degli obiettivi del PNRR, concordato con la Commissione Europea. Tale iniziativa rappresenta una vera e propria violazione delle disposizioni attuali operata dal Governo in materie come salario e carriera del personale docente. È infatti la Contrattazione Collettiva Nazionale che regola salario e carriera del personale docente, educativo e ATA. Il Governo può intervenire attraverso i propri atti di indirizzo, lasciando alla contrattazione tra Sindacati e ARAN la definizione dei contenuti del contratto (attualmente scaduto circa 40 mesi fa) al fine di garantire il protagonismo di lavoratrici e lavoratori, attraverso le proprie rappresentanze, nella regolazione del proprio rapporto di lavoro.
La nostra critica negativa al DL è pertanto nel metodo, che riteniamo antidemocratico e irrispettoso delle categorie di persone che a vario titolo frequentano la scuola quotidianamente, anche perché lo stesso decreto non è stato preceduto da un adeguato dibattito. Tale azione smentisce nei fatti lo stesso Governo, che il 10 marzo 2021 attraverso il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” affermava esplicitamente il principio della “condivisione tra le parti”. Infine, la sua emanazione di sabato 30 aprile, alla vigilia della giornata del primo maggio dedicata al lavoro, ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, suona addirittura come un gesto di ulteriore disprezzo della scuola pubblica. Oltre a ciò, noi vogliamo prendere parola anche nel merito del dispositivo.
Innanzitutto il DL prevede che, a copertura delle misure di incentivazione della formazione, le risorse possano derivare dal taglio al personale, dalla riduzione fino al dimezzamento della carta docenti e sembrerebbe anche che potrebbero essere utilizzate risorse finora dedicate all’autonomia scolastica.
Per il reclutamento si prevede il conseguimento di 60 crediti formativi presso università o istituzioni AFAM. Viene stabilito che il Ministero dell’Istruzione stimi e comunichi al Ministero dell’Università, chiamato a programmare i “percorsi universitari e accademici abilitanti”, il fabbisogno di docenti per classi di concorso, in numero “sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali” ma senza che “si determini una consistenza numerica di abilitati tale che il sistema nazionale di istruzione non sia in grado di assorbirla”.
Quindi, il numero di docenti da abilitare sarà definito sulla base dei posti previsti come vacanti in organico di diritto, incrementato di un margine per via della selettività delle procedure concorsuali. L’immissione in ruolo avverrebbe solo attraverso procedure concorsuali. Eppure una formazione iniziale teorico-pratica, come quella prevista dall’art 44 del DL 36, sarebbe ben idonea a certificare la “qualità” delle attitudini professionali maturate anche attraverso il lavoro precario all’interno della scuola.
Per garantire la formazione in servizio, la Scuola si deve avvalere dell’Indire e dell’Invalsi e “stipula convenzioni con le università, con le istituzioni AFAM e con soggetti pubblici e privati, fornitori di servizi certificati di formazione”. Non entriamo nel merito della valutazione degli innumerevoli enti che erogano servizi formativi per docenti, ma evidenziamo che non ci sono chiari i criteri che rendono accreditabili un’associazione piuttosto che un’altra, né ci è chiaro come eventualmente sia realizzato un monitoraggio dell’impatto sulla formazione docenti delle proposte di tali enti accreditati.
Costituiscono parte integrante dei percorsi formativi previsti attività a supporto di studenti e studentesse, nonché “attività di sperimentazione che il docente svolge in ore aggiuntive rispetto a quelle di didattica in aula previste dalla normativa vigente”. La partecipazione a tali attività “si svolge fuori dall’orario di insegnamento” e “può essere retribuita a valere sul fondo per il miglioramento dell’offerta formativa”.
L’accesso ai percorsi di formazione e aggiornamento, a partire dall’anno scolastico 2023/2024, avviene su base volontaria, ma è obbligatorio per il personale neo immesso in ruolo.
Ancor più discutibile è la previsione, “al fine di incrementare l’accesso ai predetti percorsi formativi”, di “un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio riconosciuto all’esito positivo del percorso formativo per tutti gli insegnanti di ruolo di ogni ordine e grado del sistema scolastico”, per l’erogazione del quale è istituito un “Fondo per l’incentivo alla formazione”. Tuttavia l’allegato 3 sembra indicare che la premialità “possa essere riconosciuta a non più del 40 per cento di coloro che ne abbiano fatto richiesta, in funzione di una graduazione degli esiti della valutazione finale”.
Ecco dunque l’introduzione di un sistema concorrenziale interno, che andrà a confliggere con le necessarie pratiche di collaborazione, condivisione, cooperazione che devono invece coinvolgere docenti che lavorano all’interno di uno stesso istituto scolastico. Un’interferenza negativa alla costruzione di relazioni necessarie a rendere efficace l’azione principale di ogni docente: facilitare e promuovere gli apprendimenti.
La storia delle innumerevoli riforme della scuola italiana insegna che la mancanza di processi di partecipazione dal basso, di condivisione e di implementazione che partano da bisogni reali delle scuole come stimolo efficace per proposte legislative innovative, condanna le proposte stesse, spesso dettate da interessi politici di parte, all’insuccesso e la scuola pubblica al declino ulteriore, pesantemente segnato dai tagli continui alle risorse economiche. Tagli che sono stati confermati dall’attuale governo, più propenso a incrementare spese militari sacrificando, come spesso accade negli ultimi decenni, scuola pubblica e sanità pubblica.
Alla luce di tali motivazioni, l’associazione Governo di Lei sostiene e partecipa a ogni azione politica e sindacale finalizzata allo stralcio del DL 36 del 30 aprile 2022, alla promozione di proposte che hanno come obiettivo il rilancio della scuola pubblica con incremento di risorse economiche e umane, ripristino del doppio canale per le assunzioni a tempo indeterminato, incentivazione di pratiche collettive di autoformazione e adeguamento degli stipendi del personale scolastico sia all’aumento attuale e futuro del costo della vita, sia al necessario riconoscimento di una professionalità alta.