Il dono di Claudia Speziali

Ho tre anni e tu sei l’ostetrica condotta del paese. Spesso di notte inforchi la tua vespa e vai ad assistere una partoriente. Io resto a casa con il papà. Di giorno spesso vengo con te, in vespa con il vento nei capelli, quando vai a fare il primo bagnetto a un neonato o una neonata. Le mamme ti accolgono con gioia e rispetto ─ l’ostetrica Vianelli ─ e io, dopo, ti chiedo perché non abbiamo lo stesso cognome tu e io. Mi spieghi che il cognome si prende dal padre, non dal marito. Vorrei prendere il tuo, mamma.

Ho cinque anni e ci siamo da poco trasferite nella città scandinava. Al mercato coperto tu, bellezza mediterranea, spicchi in mezzo alle bionde. Alla pescheria, il giovane garzone, confidando, a torto, nella tua ignoranza linguistica, esclama: «Affascinante!» e tu, fulminante, lo metti a tacere, ribattendo: «Chi? Il pesce o io?»

Hai tante amiche in quegli anni e la sera a volte esci a cena o vai con loro al cinema. Io resto a casa con il papà.                                                                              .

Ho vent’anni e, lungo il vicolo che porta alla biblioteca in cui vado tutti i giorni a studiare, gli avventori rubizzi di un’osteria, il calice dell’aperitivo in una mano e la sigaretta nell’altra, mi scrutano, spogliandomi con lo sguardo, e uno, ad alta voce, dice: «Bella figa!». Con un «L’hai mai vista?» gli tappo la bocca. Per sempre. Ho tante amiche, con loro studio, vado al cinema e a teatro, alle manifestazioni in piazza, alle riunioni e, quando posso, viaggio.

Ho dieci anni e sento le mie compagne di scuola parlare del corredo, che le madri stanno preparando per loro. Non so cosa sia e, tornata a casa, te lo chiedo. Me lo spieghi, aggiungendo che tu per me non lo preparerai, perché non è detto che io mi sposerò e comunque, decidessi anche di farlo, l’importante è che io studi, abbia una professione e sia economicamente indipendente. Origlio dietro la porta la tua conversazione con una collega, che ti domanda se mi farai proseguire gli studi e tu rispondi che, se vorrò, andrò anche all’università perché anche le ragazze devono poter studiare.

Non so quando sono diventata femminista, so che mi hai educata al femminismo con le parole e molto con l’esempio. Ti ringrazio con tutto il cuore, mamma che mi manchi tanto e che hai forgiato la mia vita.

Claudia Speziali